giovedì 29 gennaio 2009

MADAME LA BRUSCHETTA

Ehh lo so, in questi giorni sono stata un po' latitante.. purtroppo come vi anticipavo con la cioccolata dell'ultimo post, il lavoro sta assorbendo tutte le mie energie, arrivo a casa armata di buone intenzioni ma il mio corpo invece riesce a percepire soltanto il divano e il relax più totale..
Qualche sera fa ho fatto il mio solito esperimento dolciario di inizio settimana, dolci di carnevale, che purtroppo non ha avuto risultati esaltanti e così il mio post ha ritardato un po' ad arrivare.

Stasera ho avuto amici a cena, e mi sono scoperta a constatare una cosa che può sembrare ovvia ma per me oggi non lo era poi così tanto: perdo sempre un sacco di tempo a cercare di stupire la gente con cose complesse e ricercate senza poi pensare a che cosa ti piacerebbe davvero vedere nel piatto, a che cosa veramente riesce a colpire il tuo palato senza cercare ingredienti ostrogoti in piccolissimi ma carissimi negozi etnici..
Lo definirei quasi un ritorno alla cucina da trattoria che tanto ci fa sognare con i suoi gusti semplici ma confortevoli.

Io che sono una donna dai gusti difficili, ero una bambina dai gusti ancora più difficili. e i miei genitori hanno dovuto faticare non poco per farmi assaggiare verdure, carne, pesce.. mia mamma poteva girarsi in cucina con 3 o 4 piatti al massimo.. ma una cosa che ho sempre adorato soprattutto quando andavo in pizzeria, era ordinare le bruschette.. quelle cotte nel forno a legna che ti servivano con la mozzarella calda e il prosciutto.. mamma mia..

Quindi tutto questo per dire che stasera ho deciso di riproporre la bruschetta alla mia tavola..
Ne ho fatte con la mia speciale salsina al tonno che utilizzo molto per i sandwich dei pic nic, e con robiola e pancetta.


La salsina al tonno e in realtà del semplicissimo tonno in scatola schiacciato in una ciotola con un paio di cucchiai di maionese, e servita poi su un letto di fettine di pomodorini su di una fetta di pane toscano abbrustolito leggermente sulla griglia.. solitamente sono le prime che abbandonano la tavola..

Quelle con la pancetta le adoro.. soprattutto quando il lardo comincia a sciogliersi sul pane ancora caldo. Se invece voglio servirle con la robiola, la stendo sul pane come farei con la maionese, prima di adagiare sopra le fettine sottili di pancetta.
Il tutto poi servito su un tagliere con piccoli assaggi di salumi e formaggi.. e devo dire che stasera ho avuto parecchia soddisfazione.. cosa che invece non ha avuto la mia bilancia.. non si può avere tutto!

Ma la cosa che più mi interessa sapere è questa: ma voi queste bruschette, come le fate!?!

lunedì 19 gennaio 2009

TEMPTATION OF DEVIL'S FOOD CAKE


Oggi è stata una giornata terribile lavorativamente parlando. C'è stato un cambiamento importante nel mio ufficio che come avrete immaginato non mi ha resa felice, anzi.. In più questa pioggia non aiuta a risollevare l'umore. Dovevo assolutamente intervenire onde evitare una serata passata a compiangere i bei tempi andati da sola sul divano guardando il grande fratello.

Sono finalmente riuscita a passare al Natura Sì, che si trova giusto sotto il mio ufficio, e fare incetta di cose che mancavano dal mio frigorifero e dalla mia dispensa per poi sguinzagliare il mio istinto culinario. Ho trovato finalmente il latticello, che finora a Milano mi era stato impossibile acquistare. Ho trovato anche uno spettacolare yogurt ai frutti di bosco che prestissimo verrà utilizzato per un nuovo dolce. Diciamo che a questo punto l'umore era già sensibilmente migliorato.

Tornata a casa mi è venuta in mente una ricetta che non avevo ancora provato e che si era persa nei meandri di ricette che ho intenzione di provare: la Torta Tentazione del Diavolo. Originariamente questa torta non era fatta di cioccolato almeno non come lo conosciamo noi, ma era fatta di cioccolato al latte poi tinto con un colore alimentare rosso (da qui il nome tentazione del diavolo). La torta è servita e circola sui libri di cucina dai primi del 1900, alcuni attribuiscono la sua creazione al pasticcere del Waldorf Astoria Hotel. Tuttora l'hotel ne serve una versione che si chiama Red Velvet Cake.

In realtà questa torta nasce per essere di almeno due piani, io purtroppo l'ho usata come terapia (altro che fiori di Bach) per cui mi sono ritrovata a dover fare un solo piano per mancanza di ingredienti. Vi posto comunque la ricetta originale in modo che possiate dilettarvi nel riproporla.

Con questa ricetta saluto il mio vecchio forno che domani va in pensione, mi sembrava un ottimo modo per terminare la sua onorabilissima carriera.




INGREDIENTI:

125g di burro ammorbidito
250g di zucchero semolato
2 uova grandi sbattute
1 cucchiaino di estratto di vaniglia naturale
85g di cacao amaro
125ml di acqua calda
2 cucchiaini di aceto di vino bianco
250ml di latte
215g di farina
1 cucchiaino di lievito
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
un pizzico di sale

PER LA COPERTURA VIENNESE AL CIOCCOLATO

125g di burro ammorbidito
3 cucchiai di cacao amaro
3 cucchiai di acqua calda
310g di zucchero a velo

Riscaldare il forno a 180°, imburrare due tortiere del diametro di 20cm e foderarne la base con carta da forno.
Lavorare il burro a crema con lo zucchero nel mixer finchè risulta chiaro e soffice; unisci gradualmente le uova e la vaniglia e mescolare energicamente fino ad amalgamare.
Mescolare il cacao con l'acqua calda fino ad ottenere una pasta omogenea e incorporarla poco alla volta al burro lavorato a crema.

Unire l'aceto al latte per farlo fermentare.

Setacciare insieme la farina, il lievito, il bicarbonato e il sale e unirli al burro a poco a poco insieme al latte acido. Amalgamare bene il tutto con una spatola di gomma.

Versare l'impasto negli stampi e infornare per 30 minuti, finchè la superficie del dolce torna in posizione se premuta leggermente.

Lasciate raffreddare le torte negli stampi sopra una griglia per 10 minuti, poi sfornare sulla grata e farle raffreddare del tutto.

Per la copertura sbattere il burro con il mixer fino a farlo diventare cremoso; mescolare il cacao con l'acqua fino ad ottenere una pasta omogenea, unirla al burro insieme allo zucchero a velo e sbattere finchè il composto diventa soffice e cremoso. Farcire e ricoprire il dolce e decorarlo a piacere con riccioli di cioccolato (quelli che ho usato io sono riccioli ricavati da una tavoletta di cioccolato bianco e fave di cacao).

venerdì 16 gennaio 2009

LEZIONI DI CUCINA

Beh un altro venerdì è arrivato veloce come un lampo e nonostante io abbia pronte delle deliziose ricettine per voi non ho fatto in tempo a preparare fotografie e e post decenti da poter pubblicare. Ringrazio innanzitutto tutte quelle che in questi giorni si sono aggiunte come lettrici del mio blog, sono onorata di tanta benevolenza quindi grazie mille.

Ringrazio anche tutti quelli che hanno letto il post su Nobu, è stato un esperimento, prima d'ora non avevo mai scritto di ristoranti, ma visto il ricco riscontro ho chiesto alla mia amica Valentina se ci vuole dilettare con una piccola recensione della sua serata da Mr Cracco.. giusto per roderci un pochino.. penso che il tutto avrà natali nella prossima settimana.

Devo aprire una parentesi e un ringraziamento particolare a Barbara e Dolcilandia che mi hanno insignito di ricchi premi e cotillons; è da poco che faccio parte del mondo dei foodbloggers e non sono molto brava con questo giro dei premi. Diciamo che la prima volta ho voluto dare delle motivazioni alla mia distribuzione di onoreficenze, stavolta preferisco lasciarvi un pensierino della poetessa Vivian Lamarque che mi ha fatto pensare a questo magico mondo di gusto colore. Insieme alla poesia un mazzo di tulipani virtuali che vogliono essere un premio a tutte voi da me, per l'impegno e la pazienza che mettete per creare ogni giorno qualcosa da condividere:




LEZIONI DI CUCINA:

Perchè i cuochi in TV ci ubriacano
di aggettivi possessivi?
"Adesso tagliamo la nostra torta,
la farciamo con la nostra crema,
la copriamo con la nostra panna montata.."
E con quelle di chi se no?

martedì 13 gennaio 2009

STASERA SI CENA DA... NOBU



Sabato sera sono finalmente stata a cena da Nobu a Milano. Ho accompagnato la mia amica Valentina che sta scrivendo la sua tesi su alcuni dei ristoranti citati nelle 3 più importanti guide gastronomiche.

Ero decisamente curiosa di mangiare in questo famoso sushi restaurant, adoro il sushi ma ancora di più adoro la buona cucina. Sapevo che avrei speso parte del mio capitale ma ero entusiasta dell'esperienza.

Nobu è situato all'interno dello spazio Armani in via Manzoni a Milano, al momento l'esterno è in "work in progress" a causa dei lavori per il nuovo Armani Hotel che occuperà i piani sovrastanti il negozio e lo stesso ristorante. Il locale internamente si sviluppa su due piani, al primo piano il lounge bar, dove si può gustare il loro famoso aperitivo a base di sushi ma è anche il piano dedicato ai fumatori per la cena. Al piano superiore invece c'è il sushi restaurant con il bancone a vista (ma soltanto per il sushi) e la cucina alle spalle dello stesso bancone.

L'ambiente è stato curato nei minimi dettagli per agevolare la degustazione dei piatti: luce soffusa, il tutto riporta un leggero colore rosato sfumato che si mescola abilmente al marrone dominante. I tavoli sono in una penombra deliziosa, al lume di una candela illuminata dai faretti che dominano il soffitto. L'arredamento molto minimal sposa alla perfezione la semplicità di piatti e presentazione. Unica pecca la totale assenza di musica che non aiuta a superare il brusio di fondo che accompagna la cena quando la sala è piena.

La cucina è curata dallo chef Nuyuki Matsuhisa e propone la cucina giapponese ma con contaminazioni sudamericane. Io ad esempio ho trovato meraviglioso il merluzzo nero dell'Alaska caramellato e grigliato, e lo yaki di manzo argentino. Per non parlare poi del tonno che ci è stato servito scottato proprio come la tagliata accompagnato da un pomodorino pachino in tempura che da solo vale l'esperienza gustativa. Nella foto in cima alla pagina trovate anche la nostra prima portata, una tartare di salmone con caviale Golden Osetra servito proprio come un gioiello nello stile Armani.
Vista la motivazione per cui eravamo lì, abbiamo preso il menù degustazione che prevede 7 portate. Pecca del menu degustazione è che non è stato prevista la tempura che abbiamo ordinato a parte (gamberi e capesante, una meraviglia). Il dolce non era all'altezza della creatività che era stata utilizzata per i piatti serviti in precedenza, era un semplice tortino di cioccolato con cuore caldo, accompagnato da frutta esotica e un gelato al thè verde che invece era davvero buonissimo.



Come avrete capito il cibo è davvero meraviglioso, peccato che a rovinare l'esperienza poi ci si metta il servizio. Purtroppo lo definirei un servizio da pizzeria, non adatto ad un ristorante di livello. Non ci sono stati spiegati i piatti che ci hanno servito, i commis non sembravano sapere i piatti presenti nel menu degustazione e si notava esplicitamente la maggior sollecitudine nel servizio per i tavoli occupati da clienti danarosi e conosciuti.

A mio modesto parere il servizio è l'80% del valore di un ristorante, e sicuramente da questo punto di vista ci sono ampissimi margini di miglioramento.


domenica 11 gennaio 2009

MELE E CHANTILLY


Nonostante una dieta sia d'obbligo non ho resistito a fare questa ricetta, che in realtà nasce come crostata di pesche ma per esigenze di stagione ho utilizzato le mele.

E' una ricetta veramente semplice, e ovviamente si può fare anche con la frolla già pronta rendendo ancora più veloce la preparazione, a me piace molto la preparazione della frolla per cui aggiungerò anche la ricetta. Io ho deciso di non fare una torta intera ma delle crostatine.

Quando preparo la frolla preferisco farne comunque in più in modo che poi possa usarla per altre preparazioni. Con quella che ho avanzato ho fatto dei biscottini a forma di stella (cotti per 10 minuti a 180°) che poi ho accoppiato a due a due farcendoli con la crema chantilly rimasta dalla preparazione.
Vi posto comunque la ricetta originale, con qualche modifica, che ho trovato su un numero di Cucina Moderna Oro dedicato alle crostate.


INGREDIENTI PER LA PASTA FROLLA:
300g di farina oo
150g di burro più quello per imburrare
120g di zucchero
1 uovo e 2 tuorli
sale
1 limone non trattato
Mettere nel mixer il burro a pezzetti, la farina e frullare ottenendo un composto sbriciolato. Aggiungere lo zucchero e incorporare l'uovo e i tuorli, il sale e la scorza grattuggiata del limone. Frullare ancora fino ad ottenere un impasto ben amalgamato e formare una palla, avvolgerla in pellicola e metterla in frigorifero per almeno un'ora.

INGREDIENTI PER LA CROSTATA:
1 confezione di pasta frolla già stesa (o preparazione precedente)
100g di zucchero
1/2 lt di latte
4 tuorli
1 baccello di vaniglia
1,5 dl di panna fresca
1 limone non trattato
6 mele renette
40g di maizena
legumi secchi


Portare ad ebollizione il latte con il baccello di vaniglia inciso nel senso della lunghezza e la scorza di limone. Intanto montare i 4 tuorli con 80g di zucchero e la maizena. Incorporare a filo il latte caldo filtrato e cuocere la crema a fuoco basso, continuando a mescolare con la frusta, finchè la crema non si sarà addensata.
Rivestire una teglia di 24cm di diametro, foderata con carta da forno bagnata e strizzata, con la frolla ed eliminare la pasta in eccesso.
Punzecchiare il fondo con una forchetta, coprirla con un altro foglio di carta da forno e riempire con i legumi secchi. Cuocere il guscio in forno caldo a 180° per circa 20-25 minuti. Eliminare la carta e i legumi.
Montare la panna ben fredda con lo zucchero rimasto, amalgamarla alla crema pasticcera e versare nel guscio di frolla. Completare con le mele lavate e tagliate a spicchi. Spolverizzare a piacere con zucchero a velo e servire.


Come sapete la crema chantilly si sposa bene anche con altri frutti, quest'estate sicuramente proverò a preparare la crostata con la polpa di melone.